Il Grande Cortile visto da...


Seguire quindici incontri del Grande Cortile in soli due mesi non è facile: a volte un appuntamento segue il precedente di pochi giorni, a volte è già il giorno successivo.
Ad ogni incontro trovi gente nuova, e non sono pochi coloro che non se ne perdono uno.
Anche qui sta l'anomalia dei notav: giovani che in questi incontri vedono un'alternativa alle serate spese ad inventar qualcosa per vincere la noia e anziani che alle serate passate davanti alla tv trovano un'alternativa. La comune esperienza nella resistenza NOTAV di giovani e meno giovani ha prodotto anche questo: guardando al futuro e sentendosi protagonisti non vedono solo la prospettiva della bancarotta.

Al termine di ogni serata ognuno se ne torna a casa riflettendo su ciò che è stato detto, qualcuno si riguarda gli appunti e qualcuno condivide nero su bianco le sue impressioni.
Eccone alcune.



QUALI FONDAMENTI GIURIDICI NEI PROVVEDIMENTI DI ARRESTO?
La serata con il prof. Ugo Mattei a Villarfocchiardo
(7 febbraio 2012)
L’Amministrazione comunale e il comitato No Tav di Villarfocchiardo, nell’ambito delle iniziative de “Il Grande Cortile 2012”, hanno organizzato in pochi giorni una fondamentale e riuscitissima assemblea di approfondimento sugli arresti no tav, con Claudio Cancelli e Ugo Mattei.
Mattei è un giurista di fama internazionale, docente di Diritto civile all’Università di Torino e di Diritto internazionale e comparato alla Università di San Francisco in California.
Tutti lo conoscono per la vincente battaglia per l’acqua pubblica; recentemente ha pubblicato un libro sui “Beni Comuni”(ed.Laterza) e collabora regolarmente a “il manifesto”, una delle ultime voci libere rimaste a livello nazionale.
La sala era gremita e più volte è stato interrotto dagli applausi. E’ partito ricordando la zia, Teresa Mattei, combattente partigiana, torturata dai nazisti nel 1944, ultima protagonista vivente dell’Assemblea Costituente.
Ed è proprio lo spirito più autentico della Costituzione che il regime attuale, in un momento gravissimo di emergenza democratica, tenta di affossare, violando le fondamenta  dello stato di diritto, sospendendo la Costituzione stessa con la militarizzazione del territorio, come avviene in Valle di Susa. Mattei ha citato le circostanze inquietanti con cui si è inaugurato l’anno accademico a Torino: l’università blindata per impedire il confronto, all’insegna del “non parlate al guidatore”; proprio l’università, luogo del sapere e del confronto, divenuta sede dell’unico modo di “pensare” dominante.
L’autorità che si impone con la forza perde la sua autorevolezza.
Dunque l’Università, come la RAI, come la Valle, dell’eroico popolo no tav – così ci ha definiti, sottolineando l’attrazione che esercitiamo su tutta l’Italia – devono essere difesi da tutti come beni comuni. Ha messo in guardia dalle parole che il regime sta impiegando rovesciandone il significato: la guerra, che viene chiamata missione di pace; il riformismo, che diventa, anziché graduale trasformazione in direzione dell’uguaglianza, smantellamento dello stato sociale; la categoria di bene comune, che adesso Bersani banalizza e vorrebbe rapire per farne lo slogan del suo prossimo programma elettorale, lui che con il PD persegue il più sfrenato attacco neoliberista…
Con forza Mattei ha denunciato l’utilizzo armato dello Stato a favore dei soggetti più forti del mercato; altro che separazione ed equilibrio dei poteri!
Il rischio della deriva fascista è molto vicino: si impedisce qualsiasi voce che dissente e manifesta opposizione, il potere giudiziario viene messo al servizio dell’esecutivo, si tolgono soldi al Welfare per fare il Tav e costruire nuove carceri, si taglia sulle pensioni e sui servizi, si umiliano i lavoratori cancellandone i diritti sindacali.
Gli arresti contro i Valsusini, e tutti quelli che si ribellano per difendere ambiente e dignità della persona, sono l’esemplificazione più chiara di un sistema penale utilizzato per impedire che le persone alzino la testa e si occupino di politica in senso alto (non la falsa politica dei giochi di palazzo); per questo la Valle di Susa fa paura al potere.
Dietro a questa operazione, scattata a sei mesi dai fatti, ci sta l’ennesimo teorema, ci sta lo stravolgimento delle garanzie democratiche più elementari: dov’è il rischio della fuga, della reiterazione del reato, dell’inquinamento delle prove?
Cosa significa l’accusa di “concorso morale” quando migliaia e migliaia di cittadini, come gli arrestati, né più ne meno, da più di venti anni, marciano con determinazione contro un’opera inutile, dannosa, pericolosissima per l’aggravamento del debito pubblico? Interessante è stata ancora l’analisi che Mattei ha svolto sulla “americanizzazione” della giustizia: il progressivo abbandono della ricerca della “verità oggettiva” a favore di un modello accusatorio che non verifica più le prove a discolpa.
E’ quanto sta avvenendo: perché non si verificano i comportamenti delle forze dell’ordine, i candelotti sparati ad altezza d’uomo, le pietre scagliate dagli agenti, il pestaggio dei feriti, la distruzione dell’area archeologica con la ruspa, l’azione dissennata della “pinza” contro le barriere dei dimostranti e la loro stessa persona? Perché non si sa nulla degli incendi dei presidi di Brufolo e di Borgone?
Perché non si riconoscono gli autori dei pestaggi della notte di Venaus o di Coldimosso nei confronti di pacifici dimostranti?
E’ questa l’azione della giustizia a 360°?
Con questo “teorema” si va contro la verità e la prudenza, basi appunto della “giurisprudenza”; non ci si muove contro le illegalità macroscopiche dell’appalto alla CMC e alle ditte che già si sono distinte per i fiaschi dei cavalcavia, non si prendono in considerazione i contesti di una protesta sacrosanta che non viene ascoltata.
Quando si degnerà Napolitano di rispondere alle madri valsusine e ai 135 docenti universitari – tra questi anche Mattei – che denunciano e argomentano l’inutilità della “grande” opera?   
(Gigi Richetto)


DEBITI SOVRANI E SOVRANITA’ POPOLARE
La serata di Sant’Ambrogio con GUIDO VIALE e IVAN CICCONI
Il Grande Cortile è davvero grande! Venerdì 10 febbraio la sala consiliare di Sant’Ambrogio era strapiena di cittadini, che hanno ascoltato con diligente attenzione, per oltre due ore, una straordinaria lezione di economia e di vera politica, svolta da due esperti di primo piano: Guido Viale e Ivan Cicconi.
Un saluto non convenzionale ha portato il primo cittadino Dario Fracchia, che ha offerto, in controtendenza rispetto al “mercato della corruzione”, uno spazio costruttivo di speranza: il comune di Sant’Ambrogio mette da subito a disposizione di “ETINOMIA” il locale per la sede organizzativa, da cui partiranno le iniziative economiche e culturali di sostegno al nostro territorio, grazie all’iniziativa degli imprenditori no tav. Ha inoltre ricordato che il 25 febbraio – giorno della marcia No Tav da Bussoleno a Susa - alla sera, sempre a Sant’Ambrogio, verranno a portare la loro testimonianza Pino Masciari e Salvatore Borsellino, impegnati sul fronte della lotta alla criminalità mafiosa. Un Comune della Valle bella e resistente, guidato da una lista civica che non a caso si definisce “Cittadini in movimento”!
GUIDO VIALE ha esordito manifestando completa solidarietà agli arrestati e invitando a promuovere continue azioni di sensibilizzazione fino alla scarcerazione di tutti i No Tav.
Entrando nel vivo della serata ha richiamato l’attuale situazione greca, che può prefigurare drammaticamente il nostro futuro. A tale proposito ha impostato una serrata critica alle misure deflazionistiche adottate dal governo Monti, che riducono redditi e occupazione. Sono le stesse politiche che dagli anni settanta hanno strangolato il terzo mondo, condizionato dai famigerati prestiti, che hanno causato per Argentina, Equador e Perù il cosiddetto “ventennio perso”, cioè non sviluppo ma dipendenza, perdita del benessere! Monti prosegue, con analogo cinismo senza futuro, sulla via di Berlusconi: riduzione delle pensioni, svendita del patrimonio pubblico, privatizzazioni, liberalizzazioni, libertà di licenziamento… L’esame della genesi di questa crisi finanziaria, partita con i famosi mutui americani sulla casa, ha condotto Viale a sviscerare più in profondità il quadro dello spostamento del reddito da lavoro ai redditi da capitale, pari, negli ultimi 30 anni al 10% del PIL, e a denunciare il meccanismo di cui anche le banche europee sono state protagoniste, quando hanno intrapreso pure loro speculazioni finanziarie. Così si è alimentata la bolla di un circolo vizioso, basata sulla rivendita dei “mutui impacchettati”…Così oggi sul mercato mondiale circola una quantità di denaro fittizio pari a un 10-15% in più del PIL del pianeta: 75 mila miliardi rispetto al milione di miliardi di dollari! Mentre gli strati più bassi della società hanno visto dimezzarsi il loro reddito ed erodersi dunque i salari, impotenti a generare domanda, i settori più ricchi hanno rafforzato le proprie disponibilità e alimentato la domanda di beni di lusso. Intanto il debito italiano è salito a 1900 miliardi di euro, il 120% del PIL. Ma bisogna considerare, accanto al debito esplicito anche quello nascosto (come ha poi illustrato Cicconi) e disaggregare, nella sua composizione, le pesanti voci che riguardano gli interessi, l’evasione fiscale (pari a 120 liliardi l’anno!), la corruzione e i “costi della politica”. Pericolosissima è poi la strada intrapresa da questi ultimi governi, per “costituzionalizzare l’equilibrio di bilancio”, che porta dritto a imporre nuove tasse in un sistema stremato di disuguaglianze crescenti…In conclusione: come si esce da questi vincoli perversi “richiesti dal mercato”? Le strade non sono molte: o cambiare le regole della Banca Europea e allentare la stretta creditizia, o ridurre d’imperio gli obblighi, cioè aprire l’orizzonte del “default”(=fallimento dello Stato), finendo a rotoli come la Grecia o contrattare il debito, insieme a Spagna, Portogallo, Irlanda e forse domani anche la Francia. Si tratterebbe di muoversi in un’ottica di “concordato preventivo”, che andrebbe discusso a livello europeo; cosa che attualmente non si intravede…Certamente le “grandi opere” come il TAV non fanno che peggiorare la situazione, incrementando il debito. La politica economica alternativa e necessaria deve invece poggiare su una radicale riconversione del sistema ambientale, con la promozione delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica, una gestione corretta dei rifiuti che vada ad incidere in maniera virtuosa già a monte (sul “come” si producono le merci), una agricoltura di vicinanza, una mobilità centrata sul trasporto pubblico e una gestione più oculata del suolo e delle risorse, una difesa partecipata e consapevole dei beni comuni.
L’ing.IVAN CICCONI ha poi trattato alcune considerazioni più “strutturali”, per spiegare la formazione del debito. Le ha definite “fughe”: 1) la fuga del capitale dal lavoro; 2) la fuga delle classi dirigenti dal passato e dal futuro, ormai schiacciate sul parassitario godimento del presente;
3) la fuga dei partiti dalla politica. E in proposito ha sottolineato come sia ormai più corretto parlare, più che di “costi”, dei danni che il sistema attuale dei partiti provoca alla società. La sua analisi è stata molto articolata, con alcuni riferimenti tecnici anche ai titoli di stato, che hanno visto progressivamente lievitare la loro durata (dalla media annua di 1,13 del 1982, al 2,96 del 1992, al 7,10 del 2010)…Ma all’origine del debito, della crescente forbice tra uscite ed entrate dello Stato, ci sono appunto le “tre fughe” sopra citate, la profonda trasformazione del sistema industriale ed economico, cioè la frantumazione delle imprese, la dispersione fisica e giuridica delle figure produttive. La ragnatela del comando, che dal vertice delle poche multinazionali conduce a cascata ai comportamenti balordi del subappalto, fa sparire, nel modello postfordista, la figura stessa del lavoratore dipendente, incoraggiato a diventare “imprenditore di se stesso” e concorrente fisiologico del suo simile. L’impresa postfordista è una “impresa vuota”; basti pensare che le 200 multinazionali che controllano il 40-50% del circuito economico generale, occupano solo lo 0,5% dei lavoratori. Questa “ragnatela di ragnatele”, cioè “il ragno che appalta”, se c’è crisi non ha più il problema delle fabbriche che chiudono; basta solo che interrompa gli appalti. Il capitale che “scappa” dal lavoro vivo scarica verso il basso la competizione. E’ ormai un meccanismo fuori controllo, che ignora la responsabilità e la prospettiva di un progetto che non sia la corrosione e il godimento (per pochi) del presente. Venendo ad illustrare i debiti occulti, Cicconi ha spiegato per l’ennesima volta il modello Tav, il committente pubblico che diventa cliente dell’operatore privato,     il “project-financing” che nasconde e alimenta il debito futuro, spalmato sulle varie finanziarie…
Ha illustrato bene la dinamica perversa delle società di diritto privato controllate dallo stato e dagli enti locali. Ha richiamato la deriva delle Ferrovie dello Stato, trasformate in spa nel 1993, il bilancio delle FS oggi, con sotto di sé 59 società controllate (con altrettanti presidenti e consigli di amministrazione ecc.). Anche a livello locale il gioco perverso si riproduce: basta vedere i dati delle Camere di commercio, che parlano di 6500 società di diritto privato, controllate o partecipate dagli enti locali…E per approfondire la truffa dell’alta velocità, basta rileggersi i meccanismi descritti nel suo recente “Il libro nero dell’alta velocità”(Koinè nuove Edizioni).
Sviluppando questa analisi dettagliata, ricca di dati economici e quadro giuridico,  Cicconi ha più volte richiamato il valore della “cittadinanza attiva”, la difesa e l’applicazione concreta dello spirito della Costituzione (l’art.49 non ancora tradotto in norma!). Svelando l’intreccio perverso dei partiti con l’economia, ci ha fatto capire meglio perché oggi siamo a questo punto di corruzione nella politica, da dove tragga origine “l’insistenza ideologica sul Tav” e come sembri impossibile un confronto tecnico sull’utilità dell’opera, come richiesto anche ultimamente da 360 docenti di tutte le Università italiane!
Difficile sintetizzare in poco spazio tutte le pieghe dei ragionamenti, la varietà degli stimoli offerti dai relatori. Appassionato anche il confronto con il pubblico, mediato dall’attento e preparato moderatore Bruno Teghille.


BISOGNA ESSERCI!
“Grande Cortile 2012” - La serata di Vaie
I comitati no tav di Vaie e Sant’Antonino hanno organizzato venerdì 17 febbraio un importante appuntamento di riflessione, in una palestra come sempre gremita, per lanciare la marcia del 25.
In apertura hanno suonato e cantato, con la collaudata bravura e passione, i “Polveriera Nobel”, che da sempre fanno da colonna sonora alle nostre manifestazioni. Ha svolto il ruolo di moderatore Aurelio Amprino, che ha saputo introdurre e cucire con perizia i vari momenti delle relazioni e del dibattito…
Il titolo “Bisogna esserci!” ha naturalmente predisposto alla presenza numerosi cittadini, anche in divisa, che hanno avuto modo di ascoltare con interesse tre brillanti interventi.
Innanzitutto il sindaco LIONELLO GIOBERTO ha posto sul tappeto alcune questioni ineludibili: 1) Comuni, Comunità Montana e Cittadini continuano ad essere contrari alla “grande” opera inutile; 2) risulta incomprensibile ed offensivo per la comunità valsusina l’arresto di cittadini e amministratori che alla luce del sole hanno solo difeso, come tutte le migliaia di manifestanti, la loro Valle;
3) rispetto al 2005 la situazione è forse più complicata dall’accorpamento di 43 comuni in una unica comunità montana, metà dei quali non coinvolti direttamente dai danni della eventuale cantierizzazione; però i nostri argomenti di contrarietà non sono stati smontati in alcun modo, anche se tentano di scavalcarci ricorrendo alla forza e alla menzogna.
Ultima perla, a conferma della malafede dei nostri avversari, è stato il rifiuto, da parte di Regione, Provincia e Comune di Torino, di incontrare i parlamentari europei venuti a verificare personalmente il non cantiere e la militarizzazione dell’area chiomontina. Da queste considerazioni il sindaco ha ricavato l’invito appassionato ad ESSERCI!
CLAUDIO CANCELLI è quindi entrato nel merito dell’analisi economica e della possibile risposta alla crisi. Non è sufficiente una politica monetaria che tenti il riequilibrio dei conti puntando al controllo dei flussi di valore agendo sui tassi di interesse. Occorre, proprio partendo dalla lettura della crisi del 2008, originata dai mutui facili americani, fermarsi sui fattori fisici del quadro economico, sui beni e sulle risorse del territorio. Bisogna comprendere che il mercato non è un posto dove si scambiano spontaneamente domanda ed offerta, ma piuttosto un processo drogato, dove ad es. le banche, operando nel tessuto finanziario incontrollabile,  nascondono i loro crediti a rischio alimentando nuovo rischio, preparando pacchetti rivenduti ad altri. Questa specie di “catena di Sant’Antonio” non regge più, perché non c’è possibilità di previsioni del futuro economico: siamo al limite fisico del sistema. A conferma che “la festa è finita” bastava ricordarsi quanto detto dai ricercatori della Università di Stanford già negli anni settanta: abbiamo già raggiunto il massimo nella scoperta dei giacimenti di petrolio ed entro il 2020 sarà così anche per industria e agricoltura.
Lo sviluppo senza limiti dei paesi industrializzati è ormai incompatibile con i territori e lo stesso sta accadendo rapidamente per i paesi emergenti che stanno bruciando le tappe della rincorsa globale (Cina, India, Brasile)…A fronte della certezza che i beni materiali non cresceranno più, la conclusione non può essere che questa: bisogna risparmiare sulle risorse essenziali, su energia, terra, sorgenti. Bisogna fermare i processi di degrado e involuzione consumistica, le tendenze invasive, culturalmente ed economicamente, di “americanizzazione della società”, che portano all’imbarbarimento e alla guerra nei rapporti tra uomini e stati. Lo scontro con la follia del modello Tav è tutto qui: bisogna affermare con determinazione la saggezza e la prudenza, difendere i territori, i beni comuni, di cui oggi la nostra Valle è tanta parte con il suo esempio di dignità. Bisogna inventare opportunità di investimento compatibili e lungimiranti, sul territorio, come fa la Cooperativa Dalla Terra Nativa di Venaus e come propone l’associazione degli imprenditori no tav ETINOMIA, nata nei giorni della “Libera Repubblica della Maddalena”. Bisogna costruire progetti di autoorganizzazione delle fasce deboli, disoccupati e precari, che rischiano una marginalità costante di vita, il non ingresso o la definitiva espulsione dal mondo del lavoro…

            LIVIO PEPINO, già presidente di “Magistratura Democratica”, membro del “Consiglio Superiore della Magistratura” e sostituto procuratore generale a Torino, ha affrontato poi, con ricchezza di scienza giuridica e competenza storico-sociologica, l’incandescente tema “Conflitto sociale, ordine pubblico e intervento giudiziario”. Nei momenti di crisi economico-sociale il diritto assume spesso una curvatura che tende a proteggere i poteri forti, contrastati dalla protesta sociale; non è perciò una “forzatura soggettiva” quella che porta all’adozione di misure repressive ingiustificate e a una dilatazione a dismisura delle ipotesi di “concorso”, a una totale decontestualizzazione degli episodi contestati. Un segnale inquietante di questo scivolamento giurisdizionale, che compromette lo stato di diritto, era già iniziato con il 2001 a Genova. Da almeno dieci anni assistiamo ad un progressivo irrigidimento del quadro giuridico, che si preoccupa della prioritaria tutela dell’ordine pubblico, segnalando una continua violenza delle manifestazioni di dissenso, cosa che non ha riscontro complessivamente nelle dinamiche sociali paragonate ad episodi storici precedenti. Certamente la violenza non giova, e più di venti anni di manifestazioni, pacifiche e determinate del Movimento No Tav confermano quanto sia giusta la nostra causa, sia per i mezzi che per gli argomenti inoppugnabili messi in campo. Bisogna prestare attenzione a come si generano i primi segnali di attacco allo stato di diritto. La decisione di definire “area di interesse strategico nazionale” la zona della Maddalena, ha un precedente pericoloso nella stessa misura adottata nel 2008 per le discariche del Napoletano; e non meno pericolose sono le ordinanze adottate nel 2010 dal sindaco di Roma contro la libertà di manifestare, non a caso rigettate recentemente dal TAR del Lazio!
A partire da queste sollecitazioni si è aperto il dibattito e si sono ripresi i contributi dei relatori. Certo è che accanto alla critica di interventi giudiziari che affiancano oggettivamente i poteri forti nella repressione di una protesta sociale diffusa a tutto il territorio, non solo valsusino, vanno realizzati interventi politici che riconoscano le ragioni della protesta, che ascoltino la volontà popolare e le argomentazioni di quei 360 docenti universitari che hanno denunciato l’inutilità e pericolosità, ambientale ed economica, del TAV, che aspettano ancora di essere ascoltati dal presidente del consiglio…Saprà anche la magistratura indagare nella direzione giusta, contro la mafia delle “grandi” opere inutili, contro il gioco perverso degli affari intrecciati col sistema politico attuale? Saprà scoprire, a distanza di mesi e mesi, chi ha incendiato i presìdi No Tav di Bruzolo e Borgone, chi ha pestato a sangue pacifici dimostranti a Venaus e a Coldimosso, chi ha torturato giovani manifestanti fermati, chi ha sparato ad altezza d’uomo i lacrimogeni, chi ha devastato con le ruspe il sito archeologico della Maddalena? Saprà la magistratura, prima che si verifichi un’altra tragedia da amianto come a Casale, fermare in tempo la devastazione ambientale della nostra Valle e delle sue montagne, dove è comprovata da studi scientifici decennali la presenza diffusa di amianto e uranio?
Certo non basterà un corretto e determinato orientamento democratico della magistratura a salvaguardare la valle e l’Italia dallo scempio ambientale e dalla china dell’indebitamento pubblico che il modello tav incrementa. Per questo BISOGNA ESSERCI, IN PRIMA PERSONA, IL 25 FEBBRAIO, ALLA MARCIA POPOLARE DA BUSSOLENO A SUSA! 
(gigi richetto)